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I vestiti che indossiamo ogni giorno sono al centro di importanti novità sul fronte della sostenibilità ambientale e dei processi di economia circolare. Stiamo parlando dell’industria tessile.

I dati dicono che nell’UE la raccolta dei rifiuti tessili arriva solo al 27%, quindi necessaria una migliore raccolta differenziata, ma anche selezione e riciclo: un monito arrivato dall’Agenzia Europea per l’ambiente (AEA) che ha pubblicato un report (‘Management of used and waste textiles in Europe’s circular economy’): la maggior parte dei rifiuti tessili in Europa finisce nei rifiuti misti, solo il 10% in media viene, infatti, raccolto separatamente dagli altri rifiuti urbani.

E così, per garantire un uso più circolare dei prodotti tessili le norme europee stabiliscono che dal 1 gennaio 2025 tutti i Paesi Ue dovranno praticare la raccolta differenziata dei rifiuti tessili. Nel mirino della Commissione europea una modifica della direttiva per introdurre l’obbligo di responsabilità estesa del produttore (EPR) per i prodotti tessili.

Nel report AEA del 2023, la maggior parte degli Stati membri dell’UE disponeva già di sistemi di raccolta differenziata, “ma per lo più per raccogliere i prodotti tessili riutilizzabili”, senza una componente fondamentale come il riciclo vero e proprio.

Bisogna evitare, quindi, che i prodotti tessili raccolti finiscano negli inceneritori, nelle discariche o vengano esportati in regioni al di fuori dell’UE.

La moda e il comparto tessile si dovranno aprire alla sostenibilità ambientale e ora rientrano a pieno titolo nella classificazione tra le attività economiche sostenibili, incentivando investimenti verdi nel settore.

Oltre a direttive specifiche dalla UE che impongono alle aziende una maggiore trasparenza nella comunicazione delle caratteristiche sostenibili dei loro prodotti e servizi, tra le innovazioni anche il Passaporto Digitale per i Prodotti: il regolamento sulla progettazione ecocompatibile (ESPR) prevede informazioni sulla composizione e il ciclo di vita del prodotto, fornendo un aiuto ai consumatori e sostenere comportamenti virtuosi nel riciclo dei materiali.

E nei processi di produzione più sostenibili anche l’etichettatura dei prodotti, i criteri Ecolabel per tessili, calzature e le disposizioni su emissioni e rifiuti di imballaggio.

Una sfida non semplice quella della transizione ecologica per l’industria della moda e tessile italiana, che intreccia la filiera della moda, i consumatori-utenti e la stessa economia circolare di settore.